SCUOLA SUPERIORE MEDIATORI LINGUISTICI DI NAPOLI
05/09/2018, ore 07.05, volo diretto NAP-GRX. Inizia così la mia avventura Erasmus, insieme a Fiorella (la mia compagna di viaggio) e a tre bagagli troppo pesanti da trasportare da sola. Mi guardo intorno nell’aereoporto. Li riconosci subito, i ragazzi Erasmus: passato il gate, ti guardano a loro volta e ti regalano un mezzo sorriso un po’ come a dire “si, sto partendo anch’io, ti capisco”. Perché al momento di salire sull’aereo, realizzi che quel cambiamento che tanto aspettavi sta arrivando, ma con esso arriva anche un po’ di paura. Non lo sai più cosa ti aspetta. E poi ti ritrovi lì, in un posto nuovo, così diverso. Sei a Granada (ES). Fortunatamente un appartamento lo hai già trovato (insieme a Fiorella) prima della partenza (ci sono una marea di siti su cui cercare, es. Spotahome, idealista, Facebook). Ti dirigi verso la tua nuova casa e conosci le tue coinquiline (due francesi, studentesse anche loro). Dal primo giorno ti rendi conto che in Spagna non esistono orari, si esce di notte, si pranza alle tre o a volte anche alle quattro del pomeriggio. Vai alle prime riunioni all’università (l’ UGR è divisa in 7 campus) e firmi gli ultimi documenti ufficiali. Solo dopo un mese riesci ad ottenere il tuo orario definitivo (segui cinque corsi in tre campus diversi, con orari che vanno dalle otto di mattina alle dieci di sera… un po’ disorganizzati, questi spagnoli). Inizi a frequentare le lezioni e… ti innamori della tua nuova Università. La facoltà di Traduzione e Interpretariato è piuttosto rigida (compiti a casa, seminari, lezioni rigorosamente in inglese e tedesco perché “la lingua la si impara ascoltando e praticando”), ma già dopo un mese inizi a vedere i primi progressi e capisci che ne vale la pena: è la strada giusta. Così come vale la pena vivere a Granada, città universitaria e multiculturale. Visiti il centro storico e il quartiere Albayzín, di sera passeggi davanti al complesso palaziale dell’ Alhambra. Ma Granada è anche divertimento, feste e interscambi linguistici. Ti dà la possibilità di incontrare ragazzi da ogni parte del mondo, quelle situazioni in cui pur di riuscire a comunicare parli inglese, tedesco, italiano, spagnolo e utilizzi anche quella parola portoghese che hai sentito solo una volta in vita tua. Essere studente Erasmus in Spagna ti permette di visitare il paese a prezzi molto bassi, grazie anche alle numerose associazioni che offrono sconti sui viaggi. E così tu e la tua amica, tra le tante mete possibili, questo primo mese decidete di visitare Siviglia (capoluogo dell’ Andalusia, città di una bellezza ineguagliabile), pagando solo 18 euro per andata, ritorno e colazione. In così poco tempo hai visto e vissuto tanto, ma al contempo sai di non aver visto ancora nulla, perché in fondo l’Erasmus è un’insieme di tante situazioni ed esperienze, incontri e problemi da risolvere, da scoprire giorno dopo giorno.
Non appena decidete di partire, cercate SUBITO i voli più convenienti per la vostra destinazione. Più si avvicina il giorno della partenza, più i prezzi aumentano. Ricordate inoltre che il primo mese avrete con voi almeno due valigie; ogni valigia ha un costo che varia in base alla compagnia aerea, ma che inevitabilmente farà aumentare il costo del vostro biglietto (in alcuni casi, addirittura raddoppiandolo). Prima prenoterete, più risparmierete.
OTTOBRE 2018, secondo mese d’ Erasmus. Un mese di nervosismo, corse e mille documenti da firmare. Si, perché al secondo mese in Spagna, mi sono trovata costretta a cambiare più volte quasi tutti i corsi che avevo scelto inizialmente, andando incontro a non poche difficoltà. Andiamo per ordine: stilando il Learning Agreement (ovvero il piano di studi da seguire all’estero, che in un primo momento è provvisorio) a Marzo feci affidamento ai piani di studio indicati sul sito dell’ UGR, con la disponibilità datami dall’ Università stessa a poterli cambiare una volta arrivata in Spagna (se i suddetti corsi non avessero rispecchiato le mie aspettative o avessi riscontrato un qualsiasi problema). Al momento di cambiare gli esami scelti inizialmente (scelta dettata dal fatto che il livello di lingua richiesto per quei corsi era di molto superiore al livello conseguito precedentemente in Italia) mi sono trovata a dover sbattere la testa in tre diverse facoltà pur di stilare un nuovo piano di studi.
Di conseguenza, mi sono trovata costretta a scegliere corsi di difficoltà nettamente superiore al piano di studi previsto, con giornate interminabili di studio e corse infinite per raggiungere le varie sedi. Non fraintendetemi, sono sempre convinta della mia scelta di studiare un anno all’estero, ma purtroppo quell’ entusiasmo iniziale è durato ben poco. Ma “Erasmus” significa anche questo, imparare ad affrontare da soli le difficoltà. Spero vivamente che i sacrifici che sto facendo e che farò qui mi portino i risultati che tanto vorrei ottenere, ma sono fiduciosa nel fatto che non resterò delusa da quest’esperienza.
Dati i mille problemi avuti con i corsi, questo mese non ho avuto la possibilità di spostarmi dalla città. Fortunatamente, Granada nasconde angoli meravigliosi e per staccare la spina ti basta semplicemente uscire di casa. Io vengo da un’isola e, nonostante sia passato poco tempo, già mi manca affacciarmi alla finestra e vedere il mare; qui però ci sono le montagne, e ammetto che anche loro sono di buona compagnia. Non c’è giorno in cui il paesaggio sia uguale a quello del giorno precedente, la forma della Sierra Nevada cambia ogni volta che la osservi da uno scorcio diverso. Tutto sta nella volontà di guardare sempre le cose con occhi nuovi e non lasciare che le difficoltà rovinino un’esperienza così bella.
#CONSIGLIO2 _ LEARNING AGREEMENT
Per quanto in un primo momento il Learning Agreement sia provvisorio, cercate di compilarlo già dall’inizio nel modo più coerente possibile al vostro piano di studi in Italia. Chiedete informazioni sui corsi e gli esami all’Università in cui andrete e non abbiate paura di essere insistenti: sapere a cosa andate incontro è un vostro diritto.
Siamo al terzo mese in Spagna, le cose sembrano aver preso un certo ritmo. Pian piano mi sto abituando ai corsi e cerco di tenermi al passo nonostante le difficoltà. Pianificando per bene le settimane sono finalmente riuscita a conciliare studio e tempo libero. Sono venuti a trovarmi la mia migliore amica e il mio ragazzo, annullando un po’ quel senso di malinconia dato dalla lontananza. Ho avuto modo di visitare il Biodomo, ovvero un parco di Granada che ricrea il clima tropicale ed ospita più di 250 specie tra piante e animali. Una bella opportunità per vedere da vicino piccoli squali e, ahimè per chi come me ne ha la fobia, anche qualche serpente.
Un grande punto a favore di Granada sono i collegamenti con le altre città Andaluse: gli autobus dell’Alsa effettuano molte corse al giorno a prezzi abbastanza contenuti, cosa che permette di visitare la regione senza pesare troppo sul budget da studente fuorisede. Ho infatti approfittato di un sabato (giorno in cui non ho corsi all’Università) per andare a Córdoba, città meravigliosa a circa tre ore di bus da Granada.
#CONSIGLIO3 _ VIAGGIARE:
Lo status di Studente Erasmus dà diritto ad alcuni sconti sui trasporti o alla possibilità di iscriversi a delle associazioni che ogni settimana organizzano viaggi di uno o più giorni. Approfittate della possibilità di vedere posti nuovi. Non solo visiterete luoghi bellissimi e magari diversi dalle città a cui siete abituati, vi aiuterà anche a sentirvi più vicini alla cultura della vostra “nuova casa”.
Quarto mese d’ Erasmus, quello dei primi esami e delle vacanze natalizie. Nel mio caso, gli esami da affrontare a dicembre erano ‘lingua inglese’ e ‘lingua spagnola’. Concedetemi di soffermarmi un attimo sulla mia disperazione per questo secondo esame. La ragione è molto semplice: mentre per l’inglese avevo già delle basi solide, prima di partire, lo spagnolo non l’avevo mai studiato, confortata dal luogo comune ‘è una lingua facile, riuscirai ad impararlo in poco tempo’. Se anche voi fate parte della cerchia “vado in Erasmus a Granada così subito capisco” mi dispiace deludervi, non è assolutamente così. In primo luogo, l’Andaluso è un po’ diverso dallo Spagnolo Standard (es. spesso non vengono pronunciate le lettere finali delle parole e neanche le -s, e già qui cade il ‘tanto basta aggiungere le -s alla fine’) ed ovviamente il mio professore era un granadino doc. Seconda cosa: essendo il mio un corso accelerato/avanzato, si poneva come obiettivo quello di portare gli studenti ad avere le basi per poter successivamente affrontare un livello C1. Avete mai aperto un libro di grammatica spagnola? Se si, non vi risulterà difficile comprendere la mia disperazione pre esame, il passare dal ‘beh è simile all’italiano’ al ‘ma dove lo metto ora questo subjuntivo?!’. Fortunatamente è una lingua che mi piace davvero tanto e sono riuscita a portare a casa due ottimi voti, anche in previsione del mio “premio finale”: tornare a casa per le vacanze di Natale. Si, perché per quanto Granada sia bellissima durante il periodo natalizio, piena di luci che adornano le strade, in questo periodo è inevitabile sentir nostalgia di casa. Una delle mie coinquiline francesi ha tentato di rendere il nostro piso il più caloroso possibile (certo, Jingle Bells a tutto volume mentre studiavo avrebbe potuto risparmiarsela) ma ovviamente non è lo stesso. Ti mancano le tue decorazioni, la tua famiglia; in mente pregusti già il cenone della Vigilia.
L’ultimo giorno di corsi ci siamo ritrovati, quasi tutti gli studenti italiani, alla Chupiteria69, luogo di rito degli studenti Erasmus di Granada. Le emozioni sono un po’ le stesse per tutti: “sto bene qui, ma ho bisogno di staccare un po’”. In fondo è vero, non abbiamo preso parte a nessuna impresa titanica, ma per un ragazzo di vent’anni vivere lontano è comunque un’esperienza senz’altro bella, ma anche impegnativa.
Ma ecco che arriva il giorno della partenza e con una valigia che somiglia molto al sacco di Papá Noel, con dentro più regali che vestiti, corro all’aeroporto per tornare in Italia, consapevole che stare un po’ con i miei cari potrà farmi solo bene… tanto Grana’ è qui che mi aspetta, poche settimane e sarò di nuovo in Spagna.
#CONSIGLIO4 _ VACANZE NATALIZIE
“Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi”, come si suol dire. Ma è davvero così scontato? Mettendo da parte per un attimo i costi dei voli, non sempre accessibili, valutate bene l’opzione di tornare a casa. Il mio consiglio è quello di valutare soprattutto in base al paese in cui si svolge il vostro intercambio. Ad esempio, io ho scelto di trascorrere in Italia le vacanze natalizie (molto simili a quelle spagnole) piuttosto che quelle pasquali. Questo principalmente perché in Andalucía la Semana Santa è vissuta con enorme partecipazione, con celebrazioni religiose e manifestazioni tipiche. Mi sarebbe dispiaciuto moltissimo non prenderne parte. Fare l’Erasmus è anche questo, sentirsi parte di un luogo e di un popolo, immergersi in un’altra cultura. Ognuno è libero di scegliere se festeggiare in famiglia o meno, ma tenete sempre conto della vostra “nuova casa”.
Le vacanze Natalizie sono terminate, neanche il tempo di salutare tutti che sono di nuovo in Spagna. Le poche settimane a casa sono volate, la sessione d’esame anche. Siamo al 31 gennaio 2019. Se dovessi descrivere questo primo mese dell’anno con una sola parola, questa sarebbe sicuramente “biblioteca”. Vorrei certamente raccontarvi qualcosa di più entusiasmante di una noiosa giornata passata a studiare, ma la verità è che l’intero mese l’ho trascorso in questo modo. E così, trasformatami anch’io in quella misteriosa creatura mitologica che è “lo studente in sessione”, mi sono armata di buona volontà, caffè e una buona dose d’ansia (ok, forse troppa). Credo di non aver mai passato tanto tempo china sui libri prima d’ora, dalle otto di mattina alle otto di sera. Tutti i giorni (e si, quando dico tutti, intendo proprio tutti). Alla fine, però, posso dire di aver superato tutti e cinque gli esami e aver raggiunto i primi 30 CFU di quest’Erasmus. Non è cosa da poco.
#CONSIGLIO5 _ “IN ERASMUS NON SI STUDIA”
Ok, più che un consiglio, in questo caso vorrei togliermi un sassolino dalla scarpa. Quante volte avete sentito “vado in Erasmus così gli esami sono più facili” o “vado in Erasmus così studio di meno”? Ecco, prendete queste affermazioni e rimuovetele dalla vostra testa. Facciamo chiarezza: la difficoltà degli esami che andrete ad affrontare dipende da moltissime cose (es. dal corso di laurea, dalla lingua, dalla facoltà in cui andrete a seguire i corsi). Alla Facultad de Traducción e Interpretación di Granada, che tu sia uno studente spagnolo o uno studente Erasmus, non interessa a nessuno. Sei tenuto ad impegnarti quanto tutti gli altri, a seguire le lezioni nella lingua specifica (es. lingua tedesca in tedesco, lingua inglese in inglese). Quella in cui è impartito il corso è una lingua straniera anche per gli studenti “regolari”, quindi se non capisci o non riesci a stare al passo, beh, il problema è unicamente il tuo. Allo stesso modo, non è scontato che seguiate i corsi corrispondenti al vostro livello di lingua straniera. Potreste ritrovarvi in una classe con un livello di seconda / terza lingua più alto rispetto al vostro, senza la possibilità di cambiare il corso con il livello precedente (esperienza personale). Ne vale la pena? Si, se siete disposti a seguire assiduamente i corsi, studiare volta per volta (o almeno provarci) e affrontare la sessione con serietà. Alla fine avrete arricchito il vostro bagaglio di conoscenze ed esperienze. Non mancheranno i momenti di viaggi e riposo, ma il lato accademico andrà di pari passo a tutto quello che è il divertimento dell’ Erasmus.
Sono passati sei mesi da quando sono partita e quasi non mi sembra vero. Non me ne sarei resa conto, se non fosse che allo scoccare dei sei mesi arriva il momento che più si teme fin dall’inizio: le prime partenze. Alla fine del primo semestre, per molti ragazzi l’esperienza Erasmus giunge al termine e così mi sono trovata a dover salutare gran parte del mio gruppo. Prima, camminando per strada, sul bus o semplicemente andando a fare la spesa la spesa, ero certa che avrei incontrato un volto amico. Ora, invece, la città mi sembra un po’ più vuota. E ho pensato che io, adesso, non mi sarei mai sentita pronta per lasciare questo posto. È un odi et amo tra me e Granada, un’oscillazione perenne tra “sto odiando quest’ università, basta!” e un “quanto è bello vivere qui”.
I sei mesi sono un po’ la resa dei conti, è il momento in cui la tua mente ripercorre tutto ciò che è successo e pensi a ciò che ancora deve arrivare. Mi sento quasi come se stessi per cominciare un secondo Erasmus, ho una marea di nuove aspettative ed un nuovo modo di affrontare le cose. Anche dal punto di vista accademico è come ricominciare daccapo: anche stavolta, il mio piano di studi si è rivelato essere un uno scoglio, con gli stessi identici intoppi del principio per poter cambiare i corsi da seguire. Ma come dicevo, ora è tutto diverso. So come muovermi, con chi parlarne (o meglio, chi assillare nella speranza di essere ascoltata)… insomma, stessi identici problemi ma la metà dello sforzo per risolverli. ¡No está mal!
E dopo un gennaio chiusa in biblioteca, a febbraio mi sono rimessa in moto per riprendere a visitare le città spagnole. Prima sono stata a Setenil de las Bodegas, pueblo blanco in provincia di Cádiz, la cui caratteristica è quella di esser stato costruito all’interno all’interno della montagna. Poi ho avuto l’occasione di visitare Ronda, tra le più antiche cittadine andaluse, edificata su uno strapiombo e che in parte conserva ancora (così come Granada) l’antica struttura araba.
Marzo è stato, fino ad ora, il mese più frenetico del mio Erasmus. Il mese dei nuovi corsi, nuovi posti da visitare, dell’iscrizione in palestra… Un po’ come il Capodanno. Il mese dei buoni propositi insomma ma invece che l’anno nuovo si celebra il secondo semestre, o meglio la voglia di iniziare questa ‘seconda parte’ della mia esperienza con occhi nuovi e un po’ più di positività, nella speranza di aver finalmente terminato di risolvere i mille problemi burocratici. Sono cominciati tutti i corsi e fortunatamente ora seguo di nuovo cinque corsi ma in due facoltà e non tre (e credetemi, c’è una differenza a livello di stress enorme, perché le facoltà sono piuttosto distanti le une dalle altre) ed ho un giorno libero, il lunedì. Avere il giorno libero è un vantaggio enorme, perché ti permette di dedicarti ai vari trabajos da consegnare, cosa che nel primo semestre molto spesso ho dovuto fare la sera tardi se non la notte, avendo tutti i giorni interamente impegnati dai corsi.
Ad inizio mese ho trovato dei voli in offerta per l’Italia e ne ho approfittato per fare una sorpresa alla mia famiglia tornando a casa, in previsione del fatto che per le vacanze di Pasqua resterò in Spagna, quindi la mia amata isola la rivedrò direttamente a giugno/luglio. L’ultimo weekend del mese, invece, sono andata a Madrid insieme ad una mia compagna che mi ha raggiunto direttamente lì dall’Italia. Il collegamento in bus Granada-Madrid è piuttosto comodo, sono circa 5 ore ed il prezzo è super conveniente. Madrid è un incrocio tra edifici super moderni e stradine che quasi quasi ricordano la Scozia. Abbiamo deciso di spendere questi tre giorni visitando la città ed i musei, e quindi via ai km di camminata: le piazze, paseo del Prado, Parco del Retiro, Palazzo Reale, Teatro Reale… tappa obbligatoria il Museo Reina Sofía, dove ho avuto la possibilità di ammirare da vicino Guernica. Il museo non tratta correnti artistiche a cui sono particolarmente interessata, ma vi assicuro che vedere quest’opera dal vivo mi ha creato un vuoto nello stomaco che difficilmente dimenticherò. Innanzitutto perché è un’opera che avevo studiato in maniera approfondita ( ma di persona noti una marea di particolari che difficilmente riesci a captare da un libro) e soprattutto per il significato che c’è dietro, per la possibilità di vederla, purtroppo, anche come rappresentazione dell’attualità.
Come già accennato nel resoconto di marzo, per le vacanze di Pasqua ho deciso di restare in Spagna. L’intenzione era quella di vivere in prima persona la tanto decantata Semana Santa Andalusa e approfittare della settimana libera dai corsi per trascorrere tre giorni in Portogallo. Inutile dire che i miei piani sono saltati, causa studio. “Devi studiare proprio a Pasqua?!”, direte voi. Purtroppo si, non ho avuto scelta. Oltre a dover seguire i vari corsi, gli studenti devono svolgere vari lavori, individuali ed in gruppo. Il caso ha voluto che vari progetti avessero tutti la stessa scadenza (due giorni dopo Pasqua) e quindi mi sono ritrovata a dover studiare quasi tutto il tempo pur di poterli portare a termine. (S)fortunatamente ci siamo trovati in molti in questa situazione e quindi, costretti a restare in città, per la Domenica di Pasqua abbiamo deciso di organizzare un pranzo all’italiana. A Granada poi, in un periodo del genere, le processioni sono una vera e propria istituzione. Insomma, se tu non vai da loro, loro vengono da te. Durano ore ed ore, iniziano al mattino e terminano di notte, enormi statute vengono trasportare in ogni via della città, sotto i balconi e nelle piazze. Mi ha stupito moltissimo vedere quanto i granadini siano coinvolti da tutto ciò. Bambini, uomini, anziani, ma soprattutto ragazzi! Sotto questo punto di vista ho scoperto una realtà molto diversa dalla nostra. In Italia, molte tradizioni si stanno perdendo a causa del poco interesse dei giovani. Qui invece ho notato un forte attaccamento alla tradizione, al di là della religione. Sentono tutto ciò parte della loro cultura e sono intenzionati a tenersi ben saldi alle loro radici. L’ho trovata una cosa davvero bellissima. Ho anche tentato (invano) di visitare i Palacios Nazaríes (il complesso architettonico dell’Alhambra) dall’interno, ma purtroppo è quasi impossibile trovare i biglietti, bisogna prenotarli mesi prima. Sono però riuscita a prenotare la visita al Palacio de Generalife (l’antica residenza dei sultani Nasridi del Sultanato di Granada). Nulla da dire, anche su questo si nota l’estrema cura nei confronti della cultura. Sotto questo aspetto, Granada sarebbe davvero da imitare.
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